Thursday, February 22, 2007

Dove?? In Amazzonia



























Carissimi Fellows, ma soprattutto carissimi amici,
vi mando un abbraccio grande e molta energia. Ringrazio Veronica per aver ricordato di non perderci troppo nelle nostre avventure quotidiane, e Sergio per ricordarmi di condividevere le mie esperienze.
Cosa vi racconto? Sono appena tornato dalla mia prima field mission: sono stato in Amazzonia al confine tra il Peru´ e l´ Ecuador per 8 giorni. L´ obbiettivo della mission era visitare diverse comunita´ indigene per determinare la loro situazione di ´sviluppo´ e necessita´ basiche. Il viaggio e il soggiorno nella foresta con questa gente e´ stato veramente fantastico ed mi sono sentito a volte in un´altra dimensione di tempo. Ho viaggiato per 10 ore in macchina e poi altre 7 in canoa lungo il Rio Napo. Il viaggio in canoa di 7 ore lungo il fiume e´ stato affascinante: caimani neri e bianchi, delfini rosa, un boa, tantissimi pappagalli, tucani ed moltissime farfalle. Ero un po´ distrutto al mio arrivo, ma l´emozione e l´entusiasmo mi hanno rinforzato.

In questa regione, la situazione e´ abbastanza critica perche´ queste popolazioni sono strette tra la morsa dei petroleros (anche l´AGIP, Halliburton e PETROBRAS) e i madereros. Risultato: stanno perdendo le loro risorse naturali e la loro identita´ (gli vengono offerte cifre altissime per vendere la loro terra). I bambini stanno male per l´acqua ormai contaminata e ci sono i primi casi di cancro (dovuto al petrolio) in popolazioni indigene. Ho passato giorni ascoltando racconti, bevendo la loro specialita´ (yuca fermentata, la prima sera ero totalmente ubriaco), e cercando di capire come intervenire. E´ una regione dove regna l´anarchia e il dollaro. Un´altro elemento da considerare e´ l´impatto negativo di alcuni progetti di ecoturismo (gestiti da gringos) che sfruttano la gente e non hanno benefici per la comunita´. Ho imparato ancora una volta che sviluppo e´ un concetto relativo.
Tornato in ufficio mi sembra tutto artificiale un´altra volta. Spero di riuscire ad iniziare un progetto in questa zona. Ho iniziato a tartassare alcuni rapresentanti del governo e altri settori della ONU. Ho scritto un piccolo progetto d´acqua potabile ed educazione. Sto cercando fondi a chiunque: al Giappone, all´Inghilterra e ad altre agenzie internazionali. Se non mi muovo, rimango inchiodato qui alla scrivania a scrivere report e considerazioni , a mio parere, lontani da una applicazione vera. Vogliono che aiuti con una commissione di sviluppo sostenibile con il governo, ma i dubbi su come concepire questo concetto mi attanagliano.

A parte il lavoro, la vita va tranquilla e con incontri interessanti. Gioco in un campionato di calcio,
cerco di sviluppare il mio (povero) talento musicale e mi guardo attorno. Vi lascio con due domande che mi perseguitano:
1. Come si fa ad includere la prospettiva culturale in pianificazione di progetti sostenibili? (Io mi scontro quotidianamente con pianificazioni che non si sforzano di includere lo sviluppo culturale)
2. Qual´e´ il limite per rimanere neutrali (come la ONU, a volte mi sembra di essere un mediatore piu´ corrotto dello sfruttatore)?

Mando un abbraccio e bacio a tutti, rinnovandomi il mio sostegno morale per i vari problemi e il mio entusiasmo per le vostre esperienze uniche.
Guido

P.S. Anche a me piacerebbe sapere come vanno le cose in India, Pakistan, Cina, Kenya, Angola, Vietnam, Marocco e Israele (Silvia io non ho ricevuto il tuo messagio, solo quello di conferma).

4 comments:

Anonymous said...

1. Come si fa ad includere la prospettiva culturale in pianificazione di progetti sostenibili?
HO UN PO DI MAL DI TESTA NEL COMPRENDERE IL TUO QUESITO, MA CREDO CHE QUALSIVOGLIA INTERVENTO HA UN IMPATTO CULTURALE. IL TUO ESSERE LI HA UN IMPATTO CULTURALE (e non é un male secondo me).

SUL CONCETTO DI SOSTENIBILITA' MI VENGONO ALLA MENTE UNA SERIE INFINITA DI DUBBI NEI CONFRONTI DELLA GENERALE "PIANIFICAZIONE DELLO SVILUPPO", SOPRATTUTTO QUANDO ARRIVA DALL'ESTERNO.

2. Qual´e´ il limite per rimanere neutrali?
SECONDO ME, NEUTRALI é PAROLA CHE NON SI ADDICE CON GLI AMBIENTI DI LAVORO CON I QUALI ABBIAMO A CHE FARE. LA SVIZZERA NON é NEUTRALE, PER INTENDERCI. NEUTRALE é UNA GIURIA DI UN CONCORSO DI PATTINAGGIO ARTISTICO (A VOLTE). IO, PERSONALMENTE, CREDO NEI RUOLI. AD OGNUNO IL SUO, CHI SFRUTTATORE, CHI SFRUTTATO, CHI RIVOLUZIONARIO, CHI IMPIEGATO, CHI OPERAIO, CHI CONTADINO, CHI BOMBAROLO, CHI FINANZIERE, CHI ASSASSINO, CHI MISSIONARIO, CHI NEGOZIATORE, CHI PASSACARTE, CHI PROVOCATORE (COME ME).

L'IMPORTANTE é RIUSCIRE AD ESSERE LIBERI DI AVERE IL PROPRIO RUOLO E FARLO BENE. AD OGGI, NON SONO MOLTO SODDISFATTO. DEL MIO RUOLO NON NEUTRALE, FUNZIONARIO DI UN GOVERNO IN CRISI (Romano... io ci credo ai 12 punti del patto) COME IL MONDO DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO, IN CUI REGNA GENTE CON "RUOLI" ALTISONANTI E PROFESSIONALITà MINIMA.


scusate,forse fuori tema, ma mi interessa sapere cosa ne pensate.
NICO

Anonymous said...

PS:
qui tutto bene. Fa caldo ma lo sopportiamo. E poi, secondo il UN-HDI Report stiamo risalendo la china. Abbiamo scalzato il Mali dal quartultimo posto! Evvai!

A presto amici.
NICO

veronica said...

Caro Guido,
in merito alla tua prima domanda posso dirti che questo e' un problema anche per me. Sto lavorando ad un progetto per il rafforzamento dei diritti umani nel paese che e' buono, non pretenzioso e funziona, ma la prospettiva da cui lo guardiamo e' sbagliata, almeno in parte. Cio' che e' riconosciuto come un diritto acquisito per noi occidentali non lo e' nel mondo arabo. Con questo non voglio dire che non sia giusto promuovere un trattamento migliore della donna, piu' coscienza sui diritti dei bambini, piu' rispetto per le diversita', soprattutto religiose. Solo che trovandoci in una cultura totalmente diversa bisognerebbe conoscere il modo giusto per portare un miglioramento che sia innanzitutto apprezzato come tale dai beneficiari e poi che non pretenda di livellare la cultura ad un minimo comune denominatore. Non e' facile. Per me l'unico modo e' coinvolgere quando possibile il personale locale che e' l'unico in grado di traslare i nostri buoni principi di matrice internazionale nel contesto locale.
In quanto alla seconda domanda non mi e' chiaro cosa intendi, fammi un esempio, perche' ti senti come un funzionario corrotto?
Un abbraccio,
Vero

sergio said...

Stupendi Signoressignore,
Io credo che la cultura sia una chiave dell’evoluzione, della nostra evoluzione proprio perché è lei stessa in continua evoluzione. Siamo troppo abituati a vivere il termine cultura in un’ottica statica e primitiva, a vederla solo ed esclusivamente come un bene da preservare. La nostra cultura personale deriva dall’esperienza razionale e razionalizzata. Più se ne fanno e più impari, più capisci cosa è giusto per te, cosa non lo è.
Ok, in certi contesti - vedi amazzonia, caro Guido..- arrivo perfettamente a capire quanto sia difficile far convivere una cultura tanto legata all’ambiente circostante e pertanto così vulnerabile, accanto alle esigenze apparentemente assurde delle multinazionali. E lo capisco ancor meglio dopo aver visto “I diari della motocicletta” giusto giusto ieri notte per la prima volta (BELLISSIMO!! Ti ho immaginato un pò Ernesto Guevara de la Serna nel mezzo dell’Amazzonia peruviana).
Ma in generale, in contesti meno estremi, credo ci sia spazio per soluzioni eque.. dovremmo capire come inquadrare le priorità della nostra e della loro idea di Sviluppo. Poi, in funzione di esse, come cambiarla da dentro, o meglio, molto meglio, come favorire i processi che portino gli usi e costumi del popolo che stiamo “colonizzando” (anche senza virgolette, forse) a mutare secondo ritmi il più possibile vicini a quelli naturali, ma non trascurando affatto le esigenze, anzi le istanze da loro stessi avanzate verso un cambiamento che porti ad un miglioramento per la loro salute, il loro stomaco ed il loro ambiente.
Sostenibilità è un termine che amo almeno al pari di quanto impropriamente lo sento usato da queste parti. Credo che il concetto di Sviluppo Sostenibile (da buon agronomo lo lego molto agli aspetti di utilizzo razionale delle risorse naturali esauribili) sia molto vicino all’idea di rispetto per culture tanto più radicate nel proprio ambiente e perciò tanto più vulnerabili.
Il nostro porci problemi è lecito, logico, anche banale se vogliamo....e credo sia giusto avanzare i dubbi finché non siamo dentro al nostro ruolo completamente, ma non è lecito per niente avere la presunzione di smantellare un sistema. E’ infantile.
C’è un impianto di cooperazione complesso ed inefficiente, ma date le circostanze è senza dubbio il migliore, perchè unico in questo momento in queste zone. Farsi domande è nobile ed assolutamente lecito, ma dove ci porta? Chi ci risponde? E’ come se un uccellino sul dorso di un elefante avesse male ad una zampa...ne importerà qualcosa all’elefante? Bene, dovremmo solo fare in modo che l’elefante continui dritto senza spazientirsi e senza travolgere nessuno, continuando a togliergli il prurito ben bene. Piace la metafora bucolica?!? Spero di si. A me non tanto, ma la butto là..
Anch’io credo nel gioco dei ruoli e non avendo ALCUN peso al momento non mi resta che fare bene quello che mi viene chiesto, in attesa di avere idee un pò più chiare e soprattutto in attesa che la mia parola conti davvero qualcosa. Credo qualcuno non condividerà...in realtà sono ancora un gran sognatore stanco delle speranze disilluse. Torino mi ha dato nuova forza, Kampala me la sta sostituendo con un pizzico di sana consapevolezza...Io credo in tutti voi, in tutti noi e questo mi fa star bene ragazzi miei. Ma troviamo il giusto modo di cambiarle davvero le cose.
Ciao stupendi, vi abbraccio forte,
Sergio